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CASTEL TOBLINO

Il castello è noto per leggende romaniche che mescolano veleno ad amori proibiti, di quando nel 1500 divenne appendice per pigre e oziose vacanze della corte vescovile tridentina. Toblino, presenta l'interesse di essere l'unico esempio nel trentino di fortificazione lacustre. Sorse infatti su un enorme masso di frana caduto nel lago omonimo e diventato un importante scoglio del piccolo specchio d'acqua. Isolotto all'inizio e poi per il successivo abbassamento delle acque, accidentato rilievo di una corta penisola. Per i numerosi reperti restituiti dalla zona, che risalgono sino al neolitico, si sa che il territorio è stato abitato sin dalla preistoria. Tra le tribù incontrate dai romani si trovano i Toblinates. Una lapide, celeberrima per la sua rarità ipigrafica, oggi murata nel portico del castello attesta che nel secolo III vi era un tempietto dedicato al culto dei FATI. Ciò fa prepondere, più che a un insediamento di tipo castellare, per un antico luogo di culto, punto di ritrovo sacro per le tribù che abitavano i dorsi e i crinali circostanti. Nel 1703 il castello subì anch'esso la sorte dei castelli della Val del Sarca venuti a trovarsi


Mamma Gina in visita al Castello 12 - 09 - 2001


trovarsi nella direttrice delle truppe di Vendròme, ma l'incendio appiccato dai francesi fu spento in tempo e così i danni furono relativamente contenuti. Dell'impostazione medievale si afferma con chiarezza la muratura è possente e fortissima ed è di 3 metri di spessore e la torretta che occupa lo spigolo nord ovest dell'attuale perimetro. L'ingresso al primitivo castello avveniva da oriente, insinuandosi, da un breve cortile prospiciente il lago, in un androne via via sempre più stretto e in salita nel nucleo più antico della fortificazione, da attribuirsi alle ricostruzioni due - trecentesche dei Campo. L'androne sfocia nel cortile il cui pavimento è costituito dalla viva roccia, talmente aspra e sconnessa malgrado lo scalpiccio dei secoli da rendere disagevole il camminamento. A contrasto di tanta <spontaneità> due

 

Donatella e Enio, fotografati il 10 - 10 - 2003

lati del cortile rettangolare sono sormontate da un portico ad archi a tutto sesto. Sul terzo lato, si vedono dei mensoloni di pietra. La torre cilindrica, che del castello è l'emblema, e che si sviluppa in verticale per circa venti metri, può essere considerata un vero e proprio mastio, a rafforzamento del recinto che chiudeva la sommità dello scoglio fortificato e al quale si addossava la costruzione primitiva,la quale si può immaginare, data la quasi esclusiva funzione nei primi due secoli di vita di sola fortificazione, una cinta con una torre. In tal caso non centrale ma insistente sulle mura racchiudenti modesti fabbricati di 

Il castello in tutta la sua bellezza

servizio. L'eccentricità della torre è giustificata dal terreno; è posta sul bordo dello scoglio sassoso, laddove si allunga la striscia di terreno che lega la penisola alla sponda paludosa del lago e cioè nel punto più debole. La fortificazione è completata da un muro merlato che circonda tutta la penisola; in gran parte opera tarda, se è accettabile la notizia di un abbassamento del livello delle acque, altrimenti non si comprenderebbe lo scarso sviluppo verticale della muratura. Così le fuciliere a raso terra, fanno pensare a un riempimento con materiale di riporto del viale d'ingresso. E' in un discreto stato di conservazione. Eccezionale presenza per il paesaggio della strada statale 45 bis della Gardesana occidentale. Il castello è oggi in parte trasformato a ristorante. E' chiuso il martedì.

 

Il portale d'ingresso col ponte levatoio


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