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I  Due  dipinti  nel  Duomo  di  Trento

 

L'esecuzione delle due gigantesche tele destinate alle pareti laterali furono affidate al celebre Johann Carl Loth (1632-1698), non è noto se abbiano contato maggiormente considerazioni relative ad una rapida conclusione dei lavori o invece, come sembra più probabile, la notevole ambizione dell'Alberti Poia. I due dipinti che misurano 510 x 650 cm. raffigurano l'Adorazione dei Pastori e la Resurrezione. Nel 1668 lo stesso Loth, mostrava all'architetto svedese Nicodemus Tessin, in visita alla sua Bottega Veneziana, due bozzetti per i dipinti "welche er ins grosse von eine Chapelle zu Trento gemahlet hatte". I due modelletti si trovano oggi agli Uffizi; nel 1704 erano ancora  a Venezia presso l'abate Baglioni, ma sarebbero giunti a Firenze nell'appartamento del Gran Principe Ferdinando a Palazzo Pitti, già prima del 1710. Le due tele trentine sono ricordate come opera di Loth anche nel 1704, nelle    

 

La Resurrezione, Duomo, Trento

 

pagine di viaggio del Blainville; vi ravvisiamo la sua pittura barocca, che, senza rinunciare ai drammatici sbattimenti di luci e di ombre che caratterizzano le opere giovanili di questo artista, si arricchisce grazie alla conoscenza delle brillanti soluzioni compositive della pittura romana e in modo speciale di Baciccio. I riflessi dell'avvenuto contatto con i dipinti di questo artista affiorano nelle opere di Loth a partire dal 1677 circa, vale a dire all'altezza del Martirio di San Gherardo (noto in due diverse redazioni, Padova, S.Giustina, Strasburgo Musèe fes Beaux Arts), per farsi poi poi più evidenti in opere quali la Sacra Famiglia e il Padreterno in San Silvestro a Venezia (1681) e nelle due tele trentine : quì tuttavia appare evidente che, diversamente da Gaulli, l'artista bavarese non riesce a sostenere, con la dovuta disinvoltura, il metro monumentale richiesto da siffatte composizioni. Non bisogna però dimenticare che l'aspetto tutto sommato deludente dei due dipinti del Duomo, oltre che alle loro non buone condizioni di conservazione è probabilmente dovuto al fatto che alla loro esecuzione devono aver avuto parte secondaria i membri collaboratori di Loth. Come è noto nella sua grande bottega veneziana, lavoravano vari artisti, fra i quali molti di origine tedesca, come Daniel Seiter (1649-1705) Peter Strudel (1660-1714). 

 

La Natività, Duomo, Trento

 

L'esecuzione della Resurrezione, un'ipotesi difficilmente verificabile a causa del loro stato di conservazione, ma sopratutto perchè la Resurrezione non sembra presentare nei confronti della Natività differenze tali da giustificare una sua attribuzione ad un diverso artista. Se è chiaro infatti che la luce nelle due tele ha avuto parte sensibile la Bottega, non è possibile ne necessario precisare il ruolo dei vari collaboratori. Attualmente ad un completo apprezzamento di queste tele nuocciono non poco anche le due grandi, sgraziate aggiunte ottocentesche dipinte da Franz Xaver Fisher per colmare i vuoti lasciati dai rilievi di Paul Strudel (1648-1720) con San Francesco in estasi e Francesco Alberti Poia presentato da San Vigilio al Crocefisso. La scelta di inserire queste due sculture all'interno delle tele costituiva uno degli aspetti più originali di tutta la cappella. Venne subito osteggiato: dapprima perchè si riteneva che la figura del vescovo venisse a godere in tal modo di una preminenza fuor di misura, in seguito furono i canoni estetici dell'Ottocento purista a decretarne la distruzione.....

 

Crocifisso nella stessa cappella, Duomo, Trento

Chi oggi si appresta a varcare la bellissima cancellata settecentesca che immette nella cappella del Crocefisso, entra in un ambiente molto diverso da quello che dovettero vedere i fedeli il 18 dicembre del 1687 allorchè il grande Crocefisso ligneo di Sisto Frei, quello sotto il quale erano stati firmati i decreti conclusivi del Concilo, venne solennemente collocato in questo luogo. Dal 6 gennaio del 1682, giorno in cui il principe vescovo Francesco Alberti Poia aveva benedetto la prima pietra, erano trascorsi poco più di cinque anni; la cappella era costata oltre centomila talleri e non vi è dubbio che essa dovette subito apparire come uno dei più importanti complessi monumentali narocchi dell'intero principato. L'aspetto attuale delle decorazioni della cappella restituisce però solo molto parzialmente quella singolare fantasia compositiva, grazie alla quale pittura e scultura si mescolavano al suo interno in termini non poco originali. Sono infatti perduti quasi per intero i ricchissimi stucchi che rivestivano le pareti, il tamburo, la cupola; sono stati rimossi anche i due ovali di marmo scolpiti da Paul Strudel, collocati all'interno delle due grandi tele di Carl Johann Loth.

 

Statua in brozo San Vigilio, Duomo, Trento

 

 Il testo è tratto dal volume

"Il Duomo di Trento" volume II

a cura di Enrico Castelnuovo

Temi Editrice

 

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