La Carne Salada
I nostri peregrinamenti all'interno del Trentino Alto Adige ci porta non solo a conoscere nuovi posti (per me unici e sconosciuti), ma anche alla scoperta di prodotti caratteristici dei posti visitati e ad assaggiarne mano a mano i sapori di questa terra. Uno di questi prodotti è la Carne Salada e un mio amico, Vincenzo, ricoverato all'Eremo di Arco con me per la terapia di riabilitazione cardiologica, ne faceva incetta. Mangiava solo questa carne in grande quantità a colazione come a cena.
I pezzi così ottenuti vanno passati in un composto, costituito da sale grosso, alloro, pepe nero, bacche di ginepro, aglio a spicchi schiacciati e rosmarino. La carne così trattata va riposta in appositi contenitori(che anticamente erano in legno e poi in terracotta) in acciaio inox, in modo tale che non si creino dei vuoti d'aria tra i vari pezzi. Va quindi lasciata a maturare per circa 12 giorni - anticamente tale periodo era di 25 giorni - dopodiché è pronta per il consumo. Successivamente la carne salada viene confezionata in sacchi per sottovuoto e riposta nel locale di conservazione per la successiva commercializzazione. E' un prodotto che va consumato, preferibilmente, entro trenta giorni dal confezionamento.
Successivamente si passò alla cottura alla brace e poi ai ferri, con contorno di fagioli conditi con olio d'oliva. Non è difficile degustarla in tutta la zona della"Busa", il Basso Trentino, mentre la si può acquistare in diverse macellerie. Cotta o cruda, piatto veloce da gustare tutto l'anno.
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Anche se il progresso ha consentito di migliorare la qualità del vivere quotidiano delle vallate il confronto con il recente passato invita a prendere coscienza degli obiettivi importanti che si sono raggiunti. E' stato ridato un volto al piccolo edificio custodito nell'abitato di Somrabbi. L'allestimento interno è stato curato riservando grande attenzione ai particolari. Il piccolo museo oggi è li a testimoniare la grande difficoltà in cui erano costretti a
vivere i cittadini di questi posti. L'atmosfera che si respira percorrendo il piccolo itinerario della visita ha un sapore antico. Non si vedono i volti dei contadini impegnati nella quotidiana attività di lavorazione del latte ma gli strumenti di lavoro appesi alle pareti danno l'impressione di avere vita propria. Mani grandi e ruvide sembrano impugnare gli utensili raccolti, catalogati, esposti e le immagini del presente si sovrappongono a quelle di un immaginario e personale racconto. Tradizione, cultura e storia locale si intrecciano. Le persone anziane ricordano e danno voce ai valori in cui affonda le radici l'economia contadina. Un viaggio a ritroso che valorizza un mestiere antico e un mondo quasi dimenticato. Agli utensili sono state affiancate grandi immagini che riprendono la lavorazione del latte. Un'economia che si sta reinventando, puntando alla valorizzazione delle metodologie di produzione proprie degli allevatori che sono riusciti a convivere con condizioni climatiche e ambientali avverse. L'innovazione e gli strumenti della tecnologia moderna hanno portato la meccanizzazione anche ad alta quota ma le ritualità del passato rappresentano un patrimonio caro e prezioso. Tutta la valle di Rabbi è uno spettacolo della natura. Il verde intenso è il colore predominante della vallata in primavera ma è soprattutto la prova evidente del mantenimento del territorio grazie allo sfruttamento silvo- pastorale e alla cura dell'uomo. Il paesaggio rurale è caratterizzato dai masi di cui la parte alta in legno è adibita a fienile mentre lo zoccolo in pietra a stalla. In queste pittoresche costruzioni alcuni contadini del luogo custodiscono tutt'ora i propri bovini nella maggior parte dei mesi dell'anno. Durante l'estate, ancora oggi, invece le mucche salgono sui pascoli più alti, le cosiddette malghe per mangiare l'erba profumata e bere nelle salubri acque dei rivi in un ambiente incontaminato che contribuisce alla produzione di un latte genuino e prelibato con cui il casaro realizza in alta quota i tipici formaggi, la ricotta e il burro |
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lasciato il timone del locale completamente sulle spalle, solide, dei due figli. Due gemelli che hanno in comune, oltre alla somiglianza, l'amore per il mangiare bene e per il bere in proporzione. Accomodatevi dunque in questa bomboniera di montagna dove la sala è affidata a Renzo, mentre dei fornelli si occupa Cristian e lasciatevi consigliare. Nonostante la giovane età, infatti, la coppia di fratelli Bertol può vantare diversi stage all'estero: cantine e cucine francesi, ma anche di oltreoceano, hanno sostituito per i due fratelli le normali vacanze all'insegna del mare e del pattino. Le soddisfazioni, assicurano, non mancano: da tre anni anni sono a pieno titolo nel ristrettissimo club dei"Giovani ristoratori d'Europa". Sedetevi, sgranocchiate un pre - antipasto, magari un profumato involtino alle verdure e date un'occhiata ad un menù che non dimentica di trovarsi nel cuore delle Alpi ma che spazia volentieri su sentieri della creatività E se il menù della Tradizione: prevede un tortello di patate con cappella di porcino dorata al forno, per proseguire con dei canederli alla trentina in brodo vegetale. Al momento della carne vi sarà servito un filetto di maialino in crosta di pane al timo con involtino di radicchio e pancetta. Il dolce fedele alla tradizione, una crostatina di mela Melinda e aromi in salsa caramello, per chiudere con della piccola pasticceria. Ma lo chef non ha girato il mondo per nulla e dà spazio anche alla sua, vasta creatività, con il menù degustazione. Eccolo: insalata di finocchi e calamari al cerfoglio su crema soffice di patate, tortino di asparagi su salsa al gorgonzola, ravioli di pasta fresca ripieni di faraona con perle di verdure e tartufo nero di Norcia. E poi lombatina di vitello da latte al limone con cannelloni alle bietole. Il dessert un classico ad alta concentrazione di piacevolezza: il soufflé al cioccolato nero al cuore tenero su crema di zabaione ai Porto. Si tratta di menù che vengono serviti quando scelti da tutti gli ospiti dello stesso tavolo: condizione che permette di contenere l'offerta a 46 euro per persona. Lo stesso menù ricorda infatti, particolare non trascurabile, che "la cottura dei cibi fatta da noi al momento ci richiede tempi di attesa più elevati". Per chi non vuole rimanere imbrigliato in proposte preordinate la carta primaverile dell'Orso Girgio prevede anche una terrina di testina tiepida di vitello su verdurine e cipolla rossa di Tropea o della misticanza con veli di fegato grasso d'oca all'aceto balsamico e miele d'alta montagna. Nuovi e molto allettanti i ravioli di faraona con perle di verdure e tartufo nero e sfiziosa pure la vellutata di ceci e code di gamberi rosse con olio lucano. Altre idee? Magari per evitare la classica carne? Asparagi gratinati al lardo e gramolata di uova sode ed erbette, o un filetto di branzino su letto di patate in crosta di farina di mais alle erbe. Due dolci ancora: crema bruciata in crosta di zuccheri e calice di bavarese al caffè.
UN PIATTO CARATTERISTICO CON RELATIVA RICETTA
Ingredienti: 800 gr. di sella
di cervo, 200 gr. Di fieno d'alta montagna. Un misto di sale
grosso, pepe nero in grani, ginepro timo, alloro, il tutto
pestato in un grosso mortaio. Una confettura di mirtillo rosso. Olio
per rosolare e una noce di burro. I oltre una cipolla delle carote e
un sedano per il
fondo del cerbiatto. Operare nel modo seguente, disossando e snervando la spalla del cervo,
spezzettare le ossa e gli scarti del suddetto in un rondò, farla
rosolare aggiungendo le verdure affettate e continuare per
cinque minuti, poi bagnare con un litro d'acqua. Far bollire per
un'ora, scolare il tutto facendo ridurre il fondo a circa ¼.
Legare con uno spaghetto la sella passandola e arrotolandola
negli aromi, farla rosolare ed insaporire velocemente, con un
goccio d'olio in un tegame. Togliere. Il fieno possibilmente
maggengo va messo su un foglio di carta da forno, la sella
adagiata sopra e coperta il cartoccio va chiuso e sigillato. Preriscaldare il forno 180º gradi infornare per 15 minuti nel
frattempo nel tegame dove è stato rosolato aggiungere il fondo
del cervo far bollire e filtrare. Uscendo da Ronzone e
continuando verso la Mendola troviamo altre bellissime
località, in una vasta conca le case di Ruffrè, che per
molti secoli rimase in stretti rapporti con il paese di
Caldaro al di la del passo. Da Caldaro i carri tirati da
pazienti buoi portavano il vino, da Ruffrè partiva legname e
partivano anche ragazze al tempo della vendemmia e non poche di
loro hanno finito per trovarsi il marito laggiu. Una seggiovia
sul "Monte Nock" ha portato la vita anche nei mesi invernali in
questo paesino nascosto tra i boschi del Roen. Ci sono
possibilità di salire, dal passo della Mendola, sul Penegal con
la sua incomparabile vista. Un altro impianto di risalita porta
i turisti anche sui pendii del Roen fino al ristorante "Mezzavia"
oppure usufruire, per gli appassionati, della bella pista da sci
di fondo che parte dall'albergo Paradiso a pochi chilometri
dalla Mendola verso Ronzone per raggiungere la magnifica zona
delle "Regole di Molasco" già in precedenza meta
dei fondisti, dove si trovano altri due bei ristoranti. Il passo
della Mendola d'estate, ma anche nelle domeniche invernali
brulica di visitatori. |
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